Scritta "I migranti climatici esistono"

Chi sono i migranti climatici?

Perché i migranti climatici aumentano nel mondo? [Analisi]

baraccopoli con migranti climatici
Pexels, Ahmed Akacha 

L'emergenza climatica sta ridefinendo i confini della migrazione, dando vita a un fenomeno complesso e in rapida espansione:i migranti climatici.


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Definizione di migranti climatici

I migranti climatici, o migranti ambientali, sono quelle persone che si spostano da un luogo a un altro a causa degli impatti diretti o indiretti dei cambiamenti climatici.

I migranti climatici rappresentano una nuova categoria di persone in movimento, costrette ad abbandonare le proprie case non a causa di persecuzioni o conflitti, ma per l'impossibilità di sopravvivere in ambienti resi ostili dal clima che cambia. Si stima che entro il 2050 potrebbero esserci 216 milioni di migranti climatici nel mondo, un fenomeno di proporzioni mai viste nella storia umana.

La migrazione climatica non è solo un fenomeno futuro ipotetico, è già una realtà per milioni di persone in tutto il mondo, con conseguenze significative per la sicurezza, la stabilità e il rispetto dei diritti umani.

Questi flussi migratori rappresentano una sfida senza precedenti per le comunità di accoglienza, che si trovano a dover gestire un aumento della popolazione, la necessità di fornire alloggi, servizi essenziali e opportunità di integrazione.

La realtà dei migranti climatici oggi

I migranti climatici sono già una realtà tangibile in molte parti del mondo. Nel Sahel africano, l'avanzata del deserto costringe intere comunità a spostarsi verso sud. Nelle isole del Pacifico come Kiribati e Tuvalu, l'innalzamento del livello del mare sta lentamente sommergendo territori abitati da secoli. In Bangladesh, le inondazioni monsooniche, ora più frequenti e devastanti, spingono ogni anno migliaia di persone verso Dhaka e altre città.

Ciò che rende particolarmente vulnerabili i migranti climatici è il vuoto normativo internazionale: a differenza dei rifugiati politici, non esiste ancora uno status giuridico riconosciuto per chi fugge dai disastri climatici. Queste persone si trovano spesso in un limbo legale, senza protezioni specifiche e senza diritti chiaramente definiti.

La Terra si sta scaldando sempre di più e questo aumenta la frequenza delle ondate di calore, episodi di siccità e incendi.

Legambiente

Eventi a lenta e rapida insorgenza

Le cause che generano i flussi di migranti climatici possono essere distinte in eventi a lenta e rapida insorgenza.

Gli eventi a lenta insorgenza includono:

  • Innalzamento del livello del mare

  • Desertificazione

  • Salinizzazione dei terreni agricoli

  • Scarsità d'acqua cronica

Gli eventi a rapida insorgenza comprendono:

  • Uragani e tempeste tropicali

  • Inondazioni improvvise

  • Ondate di calore estreme

  • Incendi boschivi su larga scala

Entrambe le tipologie di eventi stanno crescendo in frequenza e intensità, incrementando il numero di migranti climatici a livello globale.

Una questione di giustizia sociale

Un aspetto particolarmente ingiusto della crisi dei migranti climatici è che le popolazioni più colpite sono spesso quelle che hanno contribuito meno alle emissioni di gas serra. Le nazioni insulari del Pacifico, ad esempio, producono emissioni trascurabili rispetto alle grandi economie industrializzate, eppure sono tra le prime a subire conseguenze catastrofiche.

Questa asimmetria solleva importanti questioni di giustizia climatica: chi deve farsi carico dell'accoglienza dei migranti climatici? Chi deve pagare per i costi di ricollocazione e adattamento? Le nazioni più responsabili del cambiamento climatico dovrebbero assumersi maggiori responsabilità nell'affrontare questa crisi?

Strategie di adattamento e resilienza

Non tutti i potenziali migranti climatici vogliono o possono spostarsi. Molte comunità stanno sviluppando strategie innovative per adattarsi ai cambiamenti in corso. Ad esempio, in Vietnam gli agricoltori delle zone costiere stanno passando da colture tradizionali a varietà resistenti alla salinità mentre in Kenya pastori nomadi utilizzano app mobili per tracciare le piogge e trovare nuovi pascoli per il bestiame.

Verso un riconoscimento giuridico

La comunità internazionale sta lentamente riconoscendo la necessità di proteggere i migranti climatici. Il Patto Globale per una Migrazione Sicura, Ordinata e Regolare del 2018 ha menzionato per la prima volta il cambiamento climatico come fattore di migrazione. La Piattaforma sul Displacement Climatico lavora per integrare i migranti climatici nei quadri normativi esistenti.

Tuttavia, i progressi sono lenti e frammentati. Alcuni paesi, come la Nuova Zelanda, hanno iniziato a sviluppare visti specifici per i migranti climatici provenienti dalle isole del Pacifico, ma si tratta di iniziative isolate.

Esempi di buone pratiche emergono da diverse parti del mondo, dove le comunità locali stanno sviluppando modelli di accoglienza innovativi, basati sulla solidarietà, la collaborazione e la valorizzazione delle competenze dei migranti. L'integrazione passa attraverso programmi di formazione linguistica e professionale, l'accesso all'istruzione e alla sanità, e la promozione di attività culturali che favoriscano lo scambio e la conoscenza reciproca.

Una persona manifesta in strada con il cartello  con la scritta There is No Planet B
Foto di kevin_snyman

Le raccomandazioni dell'Organizzazione Mondiale delle Migrazioni

Il rapporto Who Are Climate Migrants? , pubblicato dall'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), discute i profili delle comunità colpite da sfollamenti interni legati al clima. 

L'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (IOM), basandosi sull'analisi dei profili demografici e socioeconomici delle comunità colpite da sfollamenti legati al clima e sull'analisi del contesto politico sulla migrazione climatica, formula queste raccomandazioni chiave per migliorare il supporto alle comunità colpite:

  1. Adattare le soluzioni alle esigenze contestuali dei migranti climatici:

    • Nelle Americhe: concentrarsi sulle aree urbane e continuare a investire nello sviluppo urbano resiliente al clima nelle altre regioni

    • In Africa: investire nella protezione delle aree costiere e continuare a rafforzare la resilienza costiera nelle altre regioni

  2. Includere e facilitare la partecipazione dei migranti climatici ai processi decisionali per garantire che le loro esigenze e prospettive siano rappresentate nelle politiche che li riguardano.

  3. Migliorare la qualità e la disponibilità dei dati sulle caratteristiche demografiche degli sfollati interni e dei migranti climatici:

    • Sviluppare metodi che promuovano l'armonizzazione tra fonti governative e alternative

    • Aderire a standard comuni di raccolta e analisi dei dati per garantire la comparabilità tra diversi contesti e nel tempo

    • Migliorare i processi di condivisione dei dati per renderli più accessibili 

Queste raccomandazioni evidenziano l'importanza di un approccio differenziato e basato sui dati per affrontare la sfida crescente dei migranti climatici, riconoscendo la diversità delle loro esigenze a seconda dei contesti geografici e dei tipi di calamità che li colpiscono.


Conclusioni

Il futuro della migrazione climatica dipenderà dalla capacità della comunità internazionale di agire con lungimiranza e solidarietà, adottando politiche che mitighino i cambiamenti climatici, sostengano le comunità più vulnerabili e promuovano un'accoglienza basata sul rispetto dei diritti umani.

Le sfide poste dai migranti climatici sono complesse e richiedono per questo un approccio multidimensionale: ridurre drasticamente le emissioni di gas serra, sostenere le strategie di adattamento locale, e creare percorsi legali e dignitosi per chi è costretto a spostarsi. Sfide che partono dall'ascolto attivo degli stessi migranti che si spostano

Non si tratta solo di una questione umanitaria, ma di una responsabilità collettiva verso le generazioni future. Il modo in cui gestiremo la crisi dei migranti climatici nei prossimi anni definirà non solo il destino di milioni di persone vulnerabili, ma anche il tipo di società che vogliamo costruire in un mondo in rapido cambiamento. 

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