Immagine di ragazza nati in Italia da genitori stranieri

Riforma cittadinanza italiana: perché è necessaria?

Perché la riforma della cittadinanza italiana è urgente?

Passaporto italiano

La legge sulla cittadinanza italiana è rimasta sostanzialmente invariata dal 1992, mentre il Paese ha subito profonde trasformazioni demografiche e sociali. Oggi, centinaia di migliaia di giovani nati e cresciuti in Italia vivono in un limbo giuridico, impossibilitati a sentirsi pienamente parte del tessuto sociale italiano. La riforma della cittadinanza italiana non è più rinviabile: è una questione di equità, integrazione e futuro per un'Italia sempre più interculturale.


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Introduzione

La cittadinanza italiana rappresenta non solo un documento legale ma un fondamentale riconoscimento di appartenenza alla comunità nazionale. Tuttavia, l'attuale legislazione in materia, basata principalmente sullo ius sanguinis (diritto di sangue), appare oggi anacronistica rispetto alla realtà sociale del Paese. Con oltre 5 milioni di stranieri residenti regolarmente in Italia, di cui più di un milione sono minori, il dibattito sulla riforma della cittadinanza italiana è diventato centrale nel discorso pubblico e politico.

L'Italia è uno dei paesi europei con le norme più restrittive per l'acquisizione della cittadinanza. La legge 91/1992 prevede che i figli di stranieri, anche se nati sul territorio italiano, possano richiedere la cittadinanza solo al compimento del diciottesimo anno di età e dopo aver risieduto in Italia "legalmente e ininterrottamente" per tutta la vita. Questa normativa ha creato generazioni di "italiani senza cittadinanza", giovani che si sentono pienamente italiani ma non sono riconosciuti come tali dallo Stato.

Il paradosso degli "Italiani senza cittadinanza"

Attualmente in Italia oltre 800.000 minori di origine straniera frequentano le scuole italiane. Parlano italiano, studiano la letteratura e la storia italiana, condividono abitudini e valori con i loro coetanei. Eppure, non sono cittadini italiani. Questo crea un paradosso: giovani che non hanno mai conosciuto altro paese se non l'Italia si trovano a dover richiedere permessi di soggiorno, affrontare burocrazia aggiuntiva e sentirsi "diversi" da compagni con cui condividono tutto tranne il passaporto.

Tre storie emblematiche

Jasmine , 16 anni, nata a Milano da genitori egiziani, parla perfettamente l'italiano con accento milanese. Eccelle a scuola, sogna di diventare medico, ma non può partecipare alle gite scolastiche all'estero senza complicate procedure burocratiche. Non potrà votare quando i suoi compagni di classe lo faranno per la prima volta. Dovrà attendere fino ai 18 anni per avviare la procedura di richiesta della cittadinanza italiana.

Karim , 14 anni, nato a Torino da genitori marocchini, gioca nelle giovanili di una squadra di calcio locale. Nonostante sia stato selezionato per un torneo giovanile internazionale, non ha potuto parteciparvi per complicazioni legate al suo status di non cittadino. Pur sentendosi italiano in tutto e per tutto, non ha la cittadinanza italiana. Per lo Stato non è italiano. 

Lin , 17 anni, nata a Roma da genitori cinesi, ha frequentato tutte le scuole in Italia. Parla italiano meglio del cinese, scrive poesie in italiano e ha vinto concorsi letterari. Eppure, per lo Stato italiano è una "straniera". Non può accedere a determinati concorsi pubblici e opportunità di lavoro riservate ai cittadini. Tra pochi mesi compirà 18 anni e potrà finalmente avviare l'iter per richiedere la cittadinanza italiana.

Il nostro paese è il mondo e la cittadinanza l'umanità intera

William Lloyd Garrison

Proposte di riforma della cittadinanza italiana

Nel corso degli anni, diverse proposte di riforma della cittadinanza italiana sono state avanzate, ciascuna con criteri diversi:

  1. Ius Soli : prevede l'acquisizione della cittadinanza italiana per nascita sul territorio, indipendentemente dalla nazionalità dei genitori.

  2. Ius Soli temperato : riconosce la cittadinanza italiana ai nati in Italia da genitori stranieri di cui almeno uno residente legalmente in Italia da un determinato periodo.

  3. Ius Scholae/Ius Culturae : propone di concedere la cittadinanza italiana ai minori stranieri che abbiano completato un ciclo di studi in Italia.

Queste proposte cercano di rispondere alla necessità di aggiornare una legislazione che non riflette più la realtà sociale italiana. La riforma della cittadinanza italiana non riguarda solo l'inclusione formale, ma anche il riconoscimento del contributo che questi giovani danno e daranno al futuro del Paese.

Benefici di una riforma della cittadinanza

Riformare la legge sulla cittadinanza italiana avrebbe molteplici vantaggi:

  • Inclusione sociale : riconoscere come cittadini italiani coloro che di fatto lo sono già nella vita quotidiana rafforzerebbe il senso di appartenenza e di responsabilità civica.

  • Vantaggio economico : facilitare l'accesso alla cittadinanza migliorerebbe l'inserimento lavorativo e la mobilità sociale di questi giovani, con ricadute positive sull'economia nazionale.

  • Coesione sociale : ridurre le disuguaglianze giuridiche favorirebbe una maggiore coesione sociale e ridurrebbe potenziali tensioni.

  • Allineamento europeo : una riforma avvicinerebbe l'Italia alle legislazioni di altri paesi europei, come Francia e Germania, che hanno già adottato forme di ius soli temperato o ius scholae.

Nuove disposizioni sulla cittadinanza italiana per discendenza

La recente riforma sulla cittadinanza italiana presentata dal ministro degli Esteri Antonio Tajani segna una svolta significativa nel diritto di acquisizione legato allo ius sanguinis. La legge del 1992 permetteva infatti anche ai discendenti di terza o quarta generazione di emigrati italiani di ottenere il passaporto italiano, indipendentemente dal legame culturale o linguistico con l’Italia. Questo ha causato, nel tempo, abusi e distorsioni del sistema.

Un esempio emblematico è il caso del calciatore Lionel Messi, che ha ottenuto la cittadinanza italiana grazie a un trisavolo di Recanati, pur non conoscendo nulla del paese né del poeta Giacomo Leopardi. 

Ancora più eclatante il caso della Val di Zoldo (Belluno), dove oltre 3.000 richieste provenienti dal Brasile erano gestite da agenzie che, per circa 3.000 euro, offrivano un servizio chiavi in mano per ottenere la cittadinanza e l’accesso all’Unione Europea.

Alla base del fenomeno c’è la legge 91 del 1992, che riconosceva il diritto alla cittadinanza italiana per discendenza anche a generazioni molto lontane, provocando un boom di richieste: dal 2014 gli "italiani oriundi" sono passati da 4,6 a 6,4 milioni.

Con la nuova norma, il governo limita questa possibilità: solo chi ha almeno un genitore o un nonno nato in Italia potrà richiedere la cittadinanza italiana . Le pratiche non saranno più gestite dai consolati esteri ma direttamente dalla Farnesina. 

Le resistenze al cambiamento

Nonostante i benefici, la riforma completa della cittadinanza italiana incontra ancora resistenze politiche e culturali. I timori principali riguardano la presunta perdita di identità nazionale o l'incentivo all'immigrazione irregolare. Tuttavia, le esperienze di altri paesi dimostrano che tali preoccupazioni sono spesso infondate.

La cittadinanza non è un premio né un privilegio, ma il riconoscimento di un'appartenenza di fatto alla comunità nazionale. Negare questo riconoscimento a chi è nato e cresciuto in Italia crea cittadini di serie B, con ripercussioni negative sulla coesione sociale e sul futuro del Paese.

Conclusione

La riforma della cittadinanza italiana non è più rimandabile. In un'Italia sempre più multiculturale e in un mondo globalizzato, continuare ad applicare norme anacronistiche significa ignorare i cambiamenti demografici e sociali in atto. I giovani nati o cresciuti in Italia che si sentono italiani meritano di essere riconosciuti come tali dallo Stato.

La cittadinanza italiana deve evolversi da concetto basato esclusivamente sul sangue a uno che tenga conto anche della formazione culturale e del percorso educativo. Solo così l'Italia potrà riconoscere pienamente il contributo di tutti coloro che, indipendentemente dalle origini, partecipano alla costruzione del suo futuro. Una riforma equa della cittadinanza italiana non sarebbe solo un atto di giustizia verso questi giovani, ma un investimento sul futuro dell'Italia stessa.

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